venerdì 11 luglio 2008

La guerra della sabbia

Le spiagge di Lecce divorate dal mare. Brindisi: non avranno mai la nostra rena
Se paghiamo la Germania per liberarci dei nostri rifiuti, perché non pagare l'Albania per prenderci la sua sabbia? Certo che si può, e presto lo faremo, perché Lecce ha bisogno di sabbia per il suo litorale disastrato, Brindisi non gliela vuol dare e da sette anni non si trova una soluzione. La guerra della sabbia - tra isterismi politici, rigurgiti campanilistici e schizofrenie giurisprudenziali - ha già fatto troppi danni. E altri ne farà, se non si trova una soluzione nei prossimi sei mesi. La spiaggia da salvare è quella di San Cataldo, a otto chilometri da Lecce sull’Adriatico: graziose villette e una decina di stabilimenti balneari in un paio di chilometri. Negli anni, la spiaggia è arretrata di decine di metri, inghiottita dal mare. Erosione costiera, si chiama il fenomeno idrogeologico. A causarlo l'innalzamento del livello del mare e la secca dei fiumi che trasportano detriti, con il generoso contributo umano sotto forma di costruzioni abusive, rimozione della flora e abbattimento delle dune di sabbia, due argini naturali. Risultato: nel 2001, della spiaggia di San Cataldo resta ben poco. Una sottile lingua di terra per un paio di file di ombrelloni. E in alcuni punti nemmeno quella: le mareggiate si
infrangono direttamente sul ciglio della strada. I bagnanti si dileguano, gli operatori sono in crisi.

Il Comune di Lecce presenta un piano di salvataggio. Si tratta di fare un trapianto di sabbia che i tecnici chiamano «ripascimento». Buona idea, la Regione la finanzia con 5 milioni di euro presi dai fondi europei. Resta solo da decidere dove prendere la sabbia da «trapiantare» a San Cataldo. Da Punta Penne, la spiaggia di Brindisi:
sui fondali al largo - spiegano gli esperti - c'è un giacimento di sabbia disponibile. Lecce e Brindisi distano appena quaranta chilometri, la sabbia è compatibile e il lieto fine pare garantito.

Fatto l'appalto, la ditta vincitrice avvia i lavori. E tutto fila liscio, finché la notizia non giunge all'orecchio dei brindisini. I quali, di regalare ai cugini leccesi 200 mila metri cubi di sabbia (diecimila grandi camion), non ci pensano proprio. Le associazioni ambientaliste organizzano una catena umana sul bagnasciuga. Un chilometrico girotondo a difesa della sabbia, con diecimila firme raccolte, diretta radio e riprese tv da un aereo per immortalare il grande evento. In città si organizzano presidi e manifestazioni e compaiono ovunque striscioni di protesta. Uno anche allo stadio, in curva: «La sabbia non si tocca».

continua >>> l'articolo di Giuseppe Salvaggiuolo pubblicato sulla Stampa
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Di guerre tra poveri la storia ne è piena: guerre per il pane, guerre
tra nuova e vecchia emigrazione, ma, personalmente, non avevo ancora assistito alla "guerra della sabbia"..ahimè !
Un pò di solidarietà in più e meno campanilismi, sarebbero un bene per tutti, anche per l'immagine della Puglia ... oppure .... mettere "la testa sotto la sabbia", come gli struzzi ?
cheyenne

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